Trappers - Tracce nel Vento

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Trappers

Gabriele, settembre 2003

Niente revisioni nostalgiche... solo ricordi che fanno sorridere e stare bene. Chi l'avrebbe detto che la linea del tempo si sarebbe srotolata anche su di noi? In fondo il tempo è solo una proiezione mentale...

Chiedi chi erano i Beatles... cantavano gli Stadio... be' vuoi sapere chi erano i Trappers? E' una lunga storia o meglio un lungo sentiero...

Dietro casa mia c'era un gran bel prato dove giocavo ad ore a pallone, spesso da solo, facendo monologhi e telecronache a volte anche a viva voce... ma non c'era solo il pallone, anzi, ben presto si allontanò da me l'idea dello sport per far posto ad un'altra passione, che insieme alla fotografia si sarebbe spalmata sulle mie giornate... come l'attak... sto parlando ovviamente della musica... non solo quella ascoltata ma anche e soprattutto quella suonata.

Paolo Ulivi ''Paco Ibanez'', Attilio e Gabriele '74I primi suoni li ho sbatacchiati su una serie di "tamburi-fustini" del dixan. Mi accomodavo nel vialetto di ghiaia accanto alla capanna e battevo giù a più non posso anche canticchiando... facevo proprio un bel casino...
Fu così che nacque il primo gruppo insieme ai miei amici vicini di casa, Paolo e Piero, detti Paco Ibanez e Peco Ulivez. Il gruppo si chiamò V.P. 112: avevamo 13 o 14 anni...

Suonavamo in cantina, nella leggendaria "Golden shed" (capanna d'oro) tra cataste di legna e qualche gabbia piena di conigli. Io mi divertivo a fare il leader e fu così che un giorno scritturai il "Cesilio" un ometto, mio vicino di casa, allora ottantenne circa.

Venne nella "Golden shed" tre o quattro volte e nacquero le prime esperienze di intercultura musicale o musica etnica che dir si voglia. Noi avevamo allora musicato l'Inferno di Dante (piccolo progettino, forse un tantinino ambizioso) ed iniziammo a cantarlo mentre il "Cesi" interpretava "La Rosina sul ciliegio" o meglio, mentre Peco recitava un canto, in maniera oscena, girando freneticamente le pagine della "Divina", io strimpellavo su quei due accordi che stavo malamente imparando con la "Meazzi", la mia prima chitarra e Paco, con aria da intellettuale silenzioso, provava a fare il bassista, suonando il mi e il re dell'altra Meazzi, comprata insieme alla mia.

L'amico Marco, che entrerà in scena più tardi come Marco "il conte", si ricorda che mentre passava per strada, in Via Provinciale, vedeva questa scena "live on the road" e... non gli ho mai chiesto cosa ne pensava...
M.S. detto "il briciola" c'impartì (a me e a Paco), le prime lezioni di chitarra, ma il grosso lo facemmo da soli, trovandoci spesso a ripassare gli accordi, in camera mia o nel giardino di Paco.
Poi conobbi gli allora "mitici gemelli" Marco & Vinicio.
Fu una svolta.
Devo dire che m'influenzarono assai e mi aprirono nuovi orizzonti, del tipo "viaggiare in autostop" o "facciamoci un pokerino fra amici" ascoltando come sottofondo Crosby Stills Nash e Young, gli Allman Brothers... sorseggiando un goccetto di Jack Daniels.
Anche Marco, come me, aveva comprato per corrispondenza, lo "storico" giradischi della Reader's Digest, all'allora somma di settantacinquemilalire. Ci hanno girato un sacco di dischi su quel piatto...
Gabri & Tessie - Chicago '73Nel frattempo ero andato anche in America, a Tamaqua, in Pensilvania, dal cugino del nonno Nello, lo spettacolare John Da Prato, che era il proprietario della nostra casa in V.P. 112... una persona simpaticissima, straordinaria, dal cuore gigantesco.
Fu là che comprai la mia seconda acustica, la mitica "Ensenada" che presto diventerà l'anima zigzagante del nuovo gruppo. Poi naturalmente c'era la "mia Tessie", ma questa è un'altra storia, troppo grande per parlarne in due righe.

Non ricordo bene come incontrai L'Attilio. Me ne avevano parlato bene... come uno che la chitarra la faceva girare davvero. E così fu.
Eravamo in Campia, in casa dell'Arnaldo. Lì, intorno al pianoforte, feci sentire all'Atti "Rabbia, vento e nostalgia" uno dei miei primi pezzi e... da lì a poco la storia proseguì "in casetta", una stanza dal sapore di baita di montagna costruita accanto alla casa dei gemelli.
Il "conte", prese ben presto in mano le redini della "registrazione"... eh sì, eravamo già da allora fissati per "fermare", nel modo migliore, i nostri suoni, inebriati di quella fantasia indescrivibile che ti fa sognare e perdere i contatti con i problemi di tutti i giorni... questo è qualcosa che andrebbe recuperato perché oggi farebbe comodo, con tutto il rispetto per lo yoga e la meditazione trascendentale.
Il conte tornò un giorno, all'inizio dell'estate, da Brescia, dove aveva iniziato ad insegnare alle elementari. Portò con sé un bobine Teac a due tracce stereo, due microfoni e una serie di strumentini dicendoci più o meno: - Da oggi niente più Grundig! Si passa al Teac, con un bobine stereo così... saremo professionali! -
L'idea del nome Trappers era venuta a me, allora entusiasmato di storia del west e da tutto ciò che avevo letto sugli indiani d'America.

Questa fu la prima formazione del gruppo:

  • Gabri: chitarra e voce
  • Atti: chitarra
  • Paco Ibanez: basso
  • Marco: produttore e sound enginer

A volte si aggiungevano, alternandosi, Arnaldo e Alex, meglio conosciuto poi come il Giusti, alla tastiera. Non avevamo il batterista, a parte un breve periodo disastroso in cui Vinicio si mise a battere sui tamburi di una batteria montata in casetta, che gli aveva prestato non so chi.
Naturalmente il mago alla consolle era il conte e qui bisogna spendere un capitolo a sé.

Il ritrovo era sempre lì: la "Casetta" anche tre o quattro volte per settimana, scivolando fino alle ore piccole e naturalmente poi andando a scuola la mattina...
Marco in casetta '73Ma si reggevano benissimo quei ritmi e ci si divertiva un sacco fra qualche pausa di salsiccia sulla brace del caminetto e un po' di drink tranquilli.
All'uscita dalla Casetta, quasi sempre verso l'una o le due di mattina e a volte oltre, ci si salutava soddisfatti accompagnati dai complimenti del Conte... "favoloso ragazzi", "atmosfera irripetibile... eccezionale"... "registrazioni d.o.c..."
Il bello arrivava però il giorno dopo, come si suol dire "a mente fresca".
Di solito accadeva durante l'ora di pranzo; il telefono squillava, il mio, diretto responsabile del sound del gruppo e, diplomaticamente, molto diplomaticamente, un raggiro di parole molto largo, da parte di Marco, si restringeva più o meno così:...
- Allora Marco com'è? Hai riascoltato le registrazioni? Non ci si farebbe a rifarle uguali eh?... - Seguiva un breve silenzio che già scatenava perplessità e poi eccoci al dunque: - Non c'è male ma sai, le ho fatte risentire anche al Vinicio e... si può migliorare... si può fare meglio... la chitarra dell'Atti è un po' lancinante e la voce... un po' troppo mielosa... si può migliorare..."
Così se ne andava una notte di registrazione e tutto ripartiva da capo, con risultati forse peggiori... ma era un bel gioco e ci piaceva a tutti. Si può ascoltare l'atmosfera di quelle nottate nel primo lavoro completo, intitolato "Notte da Trapper"
... Poi se ne andò un po' di tempo in qua e là... io feci il militare e mi sposai, Marco era a Lumezzane (una elementare in provincia di Brescia) mentre L'Atti ci aspettava nella sua Campia...
E il mulino musicale riprese a girare alla grande con l'ingresso del Paolino, armonica,chitarra,voce e la partecipazione, anche se temporanea, dell'Alessio alle tastiere e al basso. Fu l'inizio di un nuovo periodo.
Nuova sede di registrazione: Campia, a casa dell'Atti. Suonammo per un bel po' di tempo poi a me venne l'idea di un album concept e la proposi agli altri: "Sarebbe bello scrivere una serie di canzoni dedicate alla Storia del West... dedicate in particolar modo alla nobile e affascinante storia e cultura degli indiani d'America..."
Nacque così "Tracce nel vento" che ancora oggi è per noi un punto fermo per la bellezza e l'ispirazione delle canzoni e perché no, per come sono registrate le chitarre acustiche, che nel nostro sound hanno sempre fatto "da padrone".
Marco, Attilio, Paolo, Alessio e Gabriele '83 L'ingresso del Paolino cambiò molto e ridimensionò i ruoli del gruppo, soprattutto nei miei confronti. L'Atti acquistò più spazio come compositore e il Paolino cantava molto bene... Entrarono anche Carlo al basso (su di lui si potrebbe scrivere un libro...) e Andrea alla tastiera, un grande amico, "importante" perché stando con lui ti senti bene... e non è poco. Ora ci sentivamo veramente al completo!
L'obiettivo era allora "registrare" "fermare su nastro" le nostre idee, convinti che più suoni ci mettevamo e meglio era...
Verso la fine degli '80, Carlo ci presentò a Marco F. e fu una svolta: non avevamo mai avuto un batterista e poi così bravo... lui era disponibile a suonare con noi.
La base si trasferì allora a casa di Marco. E' lì che nacquero i due album: "Volume 1" e "Volume 2" nei quali riarrangiammo alcuni dei brani di tracce nel vento ed altri nuovi.

E poi ci fu la splendida parentesi di Bergamo: Carlo aveva scritto un testo irraggiungibile, dedicato all'attentato di via dei Georgofili, a Firenze e L'Atti l'aveva musicato ispirato come non mai...
Io a Bergamo non c'ero ma loro, l'hanno ancora lì dentro gli occhi... un'esperienza straordinaria... fra l'altro rappresentò un terzo premio e un'incisione su audiocassetta diffusa su scala nazionale.
E... arriviamo all'ultimo capitolo "Trappers '98": un lavoro tutto acustico, tirato all'osso e sicuramente per questo più bello e più saggio degli altri, proprio perché si è "tolto suono" anziché aggiungerlo.

Formazione:

  • Gabriele: chitarra e voce
  • Paolo: chitarra, armonica, flauto, ocarina e voce
  • Attilio: chitarra e voce
  • Carlo: a volte, "basso"


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